We’ll see how far they take me 2016..17..18..19.. 20.. 21.. 22.. 23.. 24..
Questa avventura del Belvì Trail è stata una decisione molto sofferta quest'anno, per la prima volta l'organizzazione decide di fare tre percorsi in mountain bike e uno su strada. Inizialmente quando ci siamo iscritti con Rossella abbiamo deciso di iscriverci al percorso su strada e così abbiamo chiesto le ferie. In un primo momento non è stato possibile partecipare al percorso strada perché non ci sono state concesse le ferie e abbiamo deciso di optare per la distanza breve in MTB/GRAVEL avendo pochi giorni a disposizione e così siamo passati alla 120 km con 8000 m di dislivello. La preparazione si è svolta per la maggior parte del tempo in MTB poi le cose sono cambiate, ci hanno concesso le ferie e comunichiamo all’organizzazione un nuovo cambio percorso ritornando alla strada. Il percorso strada ideato da Antonio Marino prevede una distanza di 370 km con 7000 m circa di dislivello con passaggi particolari e unici in strade secondarie poco battute dai veicoli. Come sempre la partenza e l’arrivo sono a Belvì.
Arriviamo alla partenza la mattina, siamo un po’ in ritardo, sono le otto e siamo ancora a venti chilometri di curve da Belvì. Chiamiamo Sebastiano l’ideatore del Trail e chiediamo se stanno per partire e ci rincuora dicendoci che sono in netto ritardo sulla tabella di partenza, non ci preoccupiamo perché comunque sapevamo che sarebbe slittata di almeno mezz'ora la partenza. Arriviamo a Belvì circa alle 08:15 ritiriamo il pacco gara e in fretta e furia prepariamo le biciclette per la partenza. Le biciclette utilizzate per questo tipo di avventura sono bici da strada, sul telaio sono montate le borse per il trasporto di tutto il materiale necessario per i giorni che faremo in bicicletta. La mia bicicletta come sempre è la solita che ho usato per andare a Capo Nord monta una sacca sotto sella una sacca anteriore e una sacca centrale. La sacca anteriore come sempre c'è tutto quel materiale che potrebbe non servire ma che è utile in caso di pioggia e di freddo, nella sacca posteriore, quella sotto la sella è stoccato tutto il materiale utile per la vita quotidiana in bicicletta, tutto quel materiale che si può prendere molto velocemente senza dover smontare troppa roba. Invece nella sacca centrale quella sotto tubo tra il tubo e le borracce, c'è tutto quel materiale utile alla sopravvivenza, ci sono le barrette, i sali, i faretti di scorta, la batteria tampone, i giubbottini catarifrangente, le monetine per acquisti veloci e i documenti. Mentre nel velocipede di Rossella è una Pinarello in carbonio, abbiamo deciso di non caricarla troppo di sacche perché non ha un cambio performante per le salite tipo rampichino. È una bicicletta da strada prevalentemente per pianure. Così abbiamo montato soltanto una sacca anteriore, dove lei ha messo tutto quello che le serviva per la vita dopo la bicicletta nel senso un pantalone tecnico, la maglietta una felpa un giubbottino tutto quello che può servire nel momento in cui si scende dalla bicicletta a fine giornata. Entrambi avevamo due borracce d'acqua circa un litro e mezzo a testa, in una abbiamo sciolto i sali da bere durante la giornata mentre l'altra la tenevamo con acqua pura.
Abbiamo preparato le biciclette, montato il numero identificativo col nome nel telaio e ci siamo diretti verso il punto di partenza come sempre nel centro di Belvì questa volta sulla strada principale e non dal Quartier generale come tutti gli altri anni. Conto alla rovescia e si parte, sono le nove in punto e il serpentone parte, tutte e quattro le distanze partono insieme, un groviglio di biciclette miste percorrono i primi duecento metri di strada insieme, MTB, BDC e GRAVEL poi di botto una curva a 90 gradi a sinistra divide il gruppo sterratisti a sinistra e stradisti dritti. Nei primi cinque chilometri di discesa della SS295 incontriamo Luca Manca, Josè Murranca e Michele Marongiu. In prossimità del bivio Montecorte curva secca a destra e inizio salita sulla proviciale 7 in direzione Desulo. Otto chilometri di salita la prima impegnativa che ci porta fino al centro del paese dove ci fermiamo per la pausa colazione insieme a Edmondo Argiolas e Simone Piga. Abbiamo fatto un piccolo spuntino e siamo ripartiti verso quello che in tutto il giro risulta essere il valico più in quota il passo Tascusì circa 1246 metri sopra il livello del mare ci siamo arrivati dopo circa due ore e mezzo dalla partenza. Ci siamo fermati nei pressi del distributore e abbiamo bevuto, riflettuto sul percorso appena fatto e sulla stanchezza sulle gambe. Siamo tranquilli e motivati. Da questo momento in poi per circa otto chilometri discesa che ci consentono di riposare le gambe e di prendere fiato. La strada non è sempre in discesa, in Sardegna per la sua conformazione le strade raramente sono in piano. Non facciamo a tempo a rifiatare che dietro una curva spunta una nuova salita, piccu piccu e con la nostra calma che ci contraddistingue saliamo con costanza senza fermarci. Come inizia la discesa entriamo nel centro abitato di Fonni, siamo a circa quattro ore dalla partenza questa volta decidiamo di non fermarci e di proseguire verso quello che è il primo check point della giornata a Gavoi. La discesa continua fino al lago di Gusana, un bacino artificiale generato dallo sbarramento costruito negli anni Sessanta sul rio Gusana nel territorio del Comune di Gavoi. Ci fermiamo per una piccola pausa romantica a bordo lago in una panchina immersa nella vegetazione con lo sguardo verso il lago. Ci accorgiamo che siamo sullo stesso percorso dagli altri tre. Decidiamo di ripartire dopo una pausa di circa un quarto d'ora e andiamo in direzione centro abitato percorrendo una piccola salita che in un tratto facciamo a piedi. Qui al punto di controllo ci sono tantissimi ciclisti in pausa che mangiano qualcosa noi siamo arrivati più o meno all'ora di pranzo, cinque ore dopo la partenza. Facciamo circa tre quarti d'ora di pausa dove al ristorarci c'è Giusy Sanna che ci prepara qualcosa da mangiare, un po’ di pasta, un po’ di affettato del salumificio di Belvì, un po' di pane, beviamo, ripristiniamo i livelli di acqua nelle borracce e ripartiamo. La ripartenza dopo una pausa lunga come sempre è faticosa, le gambe si sono riposate troppo. L'acido lattico ha ripreso a circolare e alla prima salita si trasformano in crampi, scendiamo e piano piano riusciamo a superare le difficoltà. Solitamente i CP sono punti di ristoro veloci dove uno mangia qualcosa firma e riparte, se stai partecipando ad una gara ti comporti così, noi invece che ce la prendiamo con comodo, il nostro è un cicloviaggio alla scoperta del territorio, dunque, noi abbiamo deciso che i CP sono dei veri e propri punti di aggregazione stile ristorante. Siamo ultimi nessuno ci insegue e noi non inseguiamo nessuno. Gli unici che incontriamo sono gli amici del giro MTB. Pedaliamo per un paio di chilometri con gli amici dell’oristanese Umberto Angioni e Roberto Costella. È azzeccato il Belvì Trail in primavera perché le campagne sono in piena fioritura e si respira aria profumata. Continuiamo in discesa e in pochi minuti arriviamo nel centro di Mamoiada dove ci fermiamo al bar per magiare qualcosa e decidere il da farsi. Con Rossella prenotiamo su booking una stanza a Oliena. Rossella incomincia a essere stanca e avendo poco allenamento sulle gambe è meglio fermarsi e riposare. Ripartiamo e dopo undici chilometri siamo seduti al bar all’ingresso di Orgosolo con altri ciclisti che passeranno la notte li. Percorriamo gli ultimi venti chilometri della giornata in serenità le salite sono leggere e c’è tanta discesa fino al centro di Oliena, cittadina famosa per il vino Nepente, dove mangiare qualcosa e passare la notte.
Il secondo giorno di questo Belvì Trail parte la mattina presto, facciamo colazione al B&B e subito dopo prepariamo le biciclette. Partiamo e ci rimettiamo in traccia proprio dietro il nostro alloggio. Sulla discesa che ci porta verso il torrente Cedrino incontriamo Manuela Pilleri che in solitaria partecipa a questo percorso lungo, insieme a Rossella scambiano alcune parole e all’inizio della prima salita, quella che ci avrebbe portato verso Nuoro ci salutiamo. Lei ha un passo diverso dal nostro, in salita è veloce, noi invece con molta calma e con il nostro pedalare da viaggiatori lenti ci arrampichiamo lentamente. La salita della Caparedda così chiamata per la presenza di un vecchio mulino è lunga circa 7 km con 360 m di dislivello. Quando siamo quasi arrivati in cima dove la strada spiana un pochino a circa 280 m di dislivello percorso, ci fermiamo a chiacchierare con un anziano signore del posto che si lamenta sul fatto che i giovani non siano più interessati alla campagna. Ci riposiamo un po' parliamo del più o del meno e ripartiamo. Ancora qualche chilometro di fatica e arriviamo a Nuoro. Percorriamo circa un chilometro in questa periferia di città prima di imboccare quella che su Strava viene chiamata discesa la Solitudine, tutto quello guadagnato lo perdiamo nel giro di undici chilometri fino alla 131 la strada statale che da l'oristanese porta verso la zona di Olbia. Piccola pausa pipì stop e ripartiamo in direzione Lollove, tramite un sottopasso ci buttiamo sull’altro versante. Cinque chilometri di salita, un tratto iniziale lo facciamo a piedi perché le ruote slittano e poi in sella fino a Lollove dove scopriamo tramite un cartello che risulta essere nella cerchia di uno dei borghi più belli d’Italia. All’ingresso di questo borgo Rossella intravede Manuela, che ha già timbrato il cartellino e sta ripartendo in direzione mare. Qui è presente il secondo checkpoint, ci rifocillano con il solito salamino di Belvì col pane tipico, ripristiniamo i livelli di acqua e sali nelle borracce. Dopo circa quaranta minuti di pausa ripartiamo in direzione Orosei. Doveva essere discesa dalla mappa e invece sono trenta chilometri di pedalata continua a causa di un forte vento contrario, la strada che percorriamo è noiosa, piena di buche e di asfalto rovinato. La bella strada incomincia a essere bella al bivio della 131 in direzione Galtellì sempre in leggera discesa pedalata. Passiamo dentro il centro abitato di Loculi e subito dopo Irgoli dove con Rossella decidiamo di fermarci per mangiare qualcosa e riposarci ancora. La nostra pausa pranzo è una pizzetta e un tramezzino due coche una per me e una per Rossella. Abbiamo deciso di mangiare qua perché il paese successivo sarebbe stato troppo lontano e sicuramente si saremmo arrivati in orario non appropriato per un pranzo. Ripartiamo con una strada in leggera salita verso Onifai. Poco prima di entrarci svolta a sinistra e da questo punto in poi il nulla del più nulla fino a Capo Comino. Qui la civiltà si è fermata pochi anni prima del 1800 avanti cristo. È il territorio con la presenza di più Tombe dei Giganti di tutta la Sardegna, forse è per questo motivo che non si è mai voluto costruire in questo immenso territorio cimiteriale. Il paesaggio nel momento in cui abbiamo lasciato il borgo antico è cambiato, da boschi di querce siamo passati a campi coltivati a cereali, a piantagioni di ulivi e man mano che andavamo verso la costa la vegetazione da alta diventava bassa. Arrivati a capo Comino entriamo sulla statale 125, quella strada famosa che da Cagliari porta a Palau e costeggia tutta la parte orientale della Sardegna. Abbiamo trovato vento contro un vento che ci ha fatto sempre pedalare anche durante le piccole discese dove invece potevamo tranquillamente riposarci. Ancora qualche strappetto e giù verso il mare di Cala Liberotto che rappresenta il giro di boa del percorso. Il desiderio di Sebastiano Casula di andare dalla montagna al mare anche quest’anno è stato rispettato. Breve sosta sul lungomare e si riparte direzione SS125 che ci porterà a Orosei. Sosta al bar per mangiare qualcosa, cerchiamo hotel dove passare la notte e ci andiamo. Quando siamo li scopriamo che anche Manuela dormirà in questo Hotel. Ceniamo tutti insieme anche con Donatella e Antonello i nostri amici veneti che lo scorso anno ci hanno coccolato al carso Trail.
Siamo al terzo giorno di fila che pedaliamo in questo tracciato, siamo super soddisfatti per quello fatto finora. Da questo momento in poi le cose si fanno serie, ci attendono una lunga salita che da Orosei ci porterà a Dorgali. Non riesco a capire come sia possibile tanto dislivello, non ho studiato bene il percorso per capire che strada verrà fatta. Costeggiamo il lungomare versa la spiaggia e la pineta fino a quasi l’imboccatura del porto di Osalla. Poi giriamo verso destra e a piedi facciamo due dei tre chilometri dello sterrato. Iniziato nuovamente l’asfalto ci immettiamo sulla SS125, contenti e guardando la cartina vediamo che a Dorgali manca poco. Continuavo a non capire perché il navigatore mi dava ancora una lunga salita verso Dorgali e da lì a pochi chilometri abbiamo capito il perché. Nuovamente svolta a sinistra con lunga discesa verso le grotte di Ispinigoli fino nei pressi della sorgente termale di Su Anzu e all’omonima chiesetta campestre di San Giovanni. A Dorgali arriviamo circa tre ore dopo la partenza di questa mattina, dunque alle 09:15 circa siamo arrivati all'interno del paese. Invano abbiamo cercato un punto di ristoro perché non volevamo deviare dalla traccia e così abbiamo deciso di lasciar perdere e di andare dritti verso quello che sarebbe stato il terzo checkpoint di questo giro. Abbiamo preventivato ieri notte di arrivarci verso l'ora di pranzo e così è stato. Siamo passati da 450 a 1000 metri sopra il livello in circa venti chilometri da Dorgali a Genna Silana. Qui al CP troviamo uno degli organizzatori della manifestazione Antonio Marino ci ospita nel suo rifugio ci dà da mangiare e da bere. Mangiamo qualche dolcetto, le foto di rito e ripartiamo subito perché il nostro obiettivo dalla giornata di oggi un po’ avveniristico è arrivare per la notte a Villanova Strisaili. Ieri notte in Hotel ho caricato tutte le batterie delle torce perché abbiamo preventivato di arrivarci dopo il tramonto. Abbiamo preso una stanza insieme ai nostri amici Antonello e Nicoletta. Loro sono molto più allenati e bravi, hanno una gamba migliore, anche se loro sono su un percorso più lungo arriveranno prima. Fatte tutte queste considerazioni potevamo pedalare tranquillamente e arrivare anche un po’ più tardi anche dopo il tramonto. Ci fermiamo qualche chilometro dopo Genna Silana al ristorante Babai dove prendiamo un tagliere di affettati e formaggi come antipasto e culurgiones di patate come primo. Nel frattempo, mentre assaporiamo i ravioli, Manuela ci supera e scende verso Urzulei. Ripartiamo la discesa verso il centro di Urzulei è molto impegnativo e bisogna pinzare molto per evitare di prendere troppa velocità. Piccolo giro del paese qualche foto e subito prendiamo la strada che porta verso Talana strada molto tranquilla, usciti dl paese inizia una lunghissima salita che ci porterà da quota 600 a 1000 e passa in appena sette chilometri che fatti in bici da strada sono veramente tanti. Ci fermiamo per fare delle foto alle nostre amiche caprette. La strada è fatta a tornanti, abbiamo trovato pendenze da brivido, maggiori del 14% in certi punti anche del 25% che ci hanno destabilizzato non poco. Al termine della salita, felici, non potevamo non incontrare quello che è stato fino a ora il nostro compagno di viaggio di tutti i giorni, il vento, siamo dovuti scendere e spingere per l’ennesima volta il velocipede, abbiamo rischiato di cadere a piedi. Una volta scollinato tutta discesa. Ci fermiamo per mangiare ancora qualcosina prima di arrivare a Villanova. Abbiamo ancora qualche barretta, un panino e qualche marmellata. Qui come un miraggio appaiono Antonello e Nicoletta, si fermano scambiamo due parole e ripartiamo tutti insieme. Arrivati a destinazione al primo bar ci fermiamo e beviamo per festeggiare il traguardo raggiunto. Siamo in quota e fa un pochino fresco rispetto alle zone di mare. Andiamo al nostro appartamento dove mangiamo e dormiamo.
Quarto giorno di questo ciclo viaggio perché così è stato, abbiamo pedalato in tutta tranquillità senza strafare, abbiamo goduto fino adesso di paesaggi meravigliosi e da questo momento in poi sarà il tratto più lungo dove non incontreremo la civiltà. Solo la natura più selvaggia e incontaminata della Sardegna. Avremo un tratto lungo circa 40 km dove non troveremo nessun centro abitato, non troveremo un bar, non troveremo nulla. Abbiamo fatto un bel rifornimento al market ieri sera a Villanova, un po’ di frutta, del pane, dei crackers e qualche fetta di prosciutto. Dato che questo era l'ultimo giorno dove avevamo abbastanza tempo per percorrere gli ultimi chilometri di questa di questa avventura abbiamo deciso di partire con più calma non più presto ma intorno alle 9 del mattino. Abbiamo fatto colazione con Antonello e Nicoletta nell’appartamento preso la sera prima, una volta preparati siamo saliti in sella e ci siamo diretti verso la rotonda della zona industriale per incontrare Manuela. Da questo momento in poi abbiamo pedalato in tre. I primi chilometri che percorriamo sono in discesa, sembra di essere non in Sardegna ma in zone tipiche della Finlandia perché mi ricordavano quei paesaggi con gli abeti altissimi. A fine discesa svolta a destra dove imbocchiamo una stradina che costeggia il lago Bau Muggeris, non è perfettamente liscia ma può andare. È ottima per la nostra andatura. Qui incontriamo tutta una serie di animali i cavalli, i cinghiali, le pecore e perfino un gruppo di mufloni che si arrampicavano in pareti quasi verticali. Il primo tratto di percorso è da considerarsi quasi pianeggiante un lunghissimo falso piano, un continuo sali e scendi circa quaranta chilometri pedalati in scioltezza. Lungo queste strade all’interno delle foreste per la prima volta vedo le peonie in fiore, non avendole mai viste prima a ogni cespuglio mi fermo per fotografarle. Poi una grande discesa ci porta alla civiltà, Seulo è dietro la prossima curva. Lungo la discesa una sorpresa rallegra ancora di più la giornata di Manuela, Ivan fa una sorpresa alla moglie e si presenta nel percorso per pedalare con lei gli ultimi chilometri di questa avventura. È quasi l’ora di pranzo, ci fermiamo in centro per un caffè nella speranza di trovare uno degli ultracentenari che vivono qua per cercare di trovare la pozione magia della longevità invece nessuno era in giro, gli unici che incontriamo sono Simone Piga e consorte che ci aspettano per salutarci. Fantastici. Dopo il caffè una discesa lunga ci porta fino al ponte sul Flumendosa e una salita tranquilla a tornanti pedalabile verso Gadoni. Abbiamo deciso di non fermarci perché volevamo arrivare il prima possibile a Belvì. Mancano 17 chilometri di cui 8 ancora di salita. Manuela e Ivan si staccano io e Rossella restiamo dietro e continuiamo in tutta tranquillità. All’ingresso di Bervì ci ricompattiamo e percorriamo gli ultimi metri tutti insieme. All’arrivo l’organizzazione ci accoglie come se fossimo i primi ad arrivare, sono stati molto gentili e accoglienti. Foto di rito con gli organizzatori con la consegna degli attestati di Finisher. Subito dopo arrivano anche Antonello e Nicoletta e li incomincia la grande festa con il pranzo offerto dal Team. Smontiamo le biciclette e ripartiamo verso casa con la testa già impegnata a fantasticare su quello che sarebbe stato il prossimo Belvì Trail 2025.
Le considerazioni a fine avventura sono d’obbligo, si capisce dove e come migliorare per la prossima volta. Si ascoltano i pensieri degli atri appassionati e se ne fa tesoro. Abbiamo percorso un sentiero quasi del tutto asfaltato, soltanto in alcuni tratti era molto rovinato e in altri addirittura stile Fausto e Gino. Ma non importa sono dettagli che si conoscevano fin prima della partenza. Abbiamo voluto partecipare sull’asfalto e non sullo sterrato principalmente perché avevamo bisogno di capire alcune cose per futuri viaggi. Ho stracaricato la bicicletta più del dovuto ma non me ne pento. Una critica però la voglio fare ma non all’organizzazione ma a tutti i Sindaci dei paesi che abbiamo attraversato. Dovete essere più sostenibili e per creare sostenibilità ciclistica dovete far si che i ciclisti che pedalano nei vostri centri abitati siano tranquilli come se stessero pedalando con ruote larghe quanto una macchina. Non si possono vedere chiusini con le griglie rivolte nello stesso senso di marcia. È pericoloso che ci finiscano dentro. Sindaci aiutateci ad aiutarvi.